La prima, vera pagina dedicata alla fotografia e alle storie nascoste dietro di essa

LE FOTOGRAFIE CHE HANNO FATTO LA STORIA

Il supplizio di Junko Furuta

44 giorni.

È questo il periodo di tortura subito da Junko Furuta, colpevole solo di non aver accettato le avances del diciassettenne Jo Kamisaku (nome assunto dopo il suo rilascio). Junko è una liceale molto carina, non beve e non fuma e si attira suo malgrado le attenzioni di Kamisaku, un ragazzo che fa già parte delle nuove generazioni della yakuza. Sono in pochi ad osare opporsi al ragazzo, ma Junko non vuole rovinare la sua reputazione con un flirt e rifiuta le sue avances.

Il 22 novembre 1988 allora Kamisaku e altri tre ragazzi anch’essi legati alla yakuza rapiscono Junko. Portano la sedicenne a casa di uno di loro e la costringono a chiamare i genitori per rassicurarli dicendo loro di essere semplicemente fuggita di casa spontaneamente. A questo punto i 4 ragazzi hanno Junko tutta per loro e posso abusarne a ripetizione a loro piacimento. Le torture che le infliggono sono tra le più agghiaccianti mai concepite anche e soprattutto perché concentrate in un lasso di tempo relativamente breve.

In 44 giorni infatti viene violentata quasi 500 volte da oltre 100 persone diverse che la umiliano ulteriormente in qualsiasi maniera compresa urinandole addosso. Le vengono inseriti numerosi oggetti come lame o lampadine nei vari orifizi o le vengono spente sigarette sulla pelle nuda. Viene costretta a masturbarsi davanti ai suoi aguzzini, picchiata selvaggiamente e obbligata a mangiare scarafaggi e a bere urina. Alcuni pesi le vengono fatti cadere sullo stomaco provocando gravi lesioni interne. 

Dopo 11 giorni, Junko non riesce a bere acqua senza vomitare e addirittura una bottiglia le è stata inserita nell’ano.

Passano altri giorni e le torture se possibile addirittura peggiorano. Ora nell’ano inseriscono dei fuochi d’artificio. Le mani della ragazza sono maciullate a causa dei blocchi di cemento che le sono stati fatti cadere addosso. Viene persino lasciata a dormire nuda sul balcone con la neve. Il suo corpo è distrutto a tal punto che la giovane si ritrova a muoversi solo a gattoni.

Dopo un mese, Junko ha i timpani distrutti, è incapace di recarsi al bagno ed urinare a causa delle ripetute ferite che le hanno inflitto alla vagina, ha le palpebre bruciate e un capezzolo distrutto da delle pinze.

La fine arriva il 4 novembre 1988. La colpa di Junko questa volta è quella di aver vinto una partita a Mahjong. Colpevole di una così grande offesa ai danni dei 4 aguzzini, Junko viene massacrata con spranghe e manubri d’acciaio per poi essere cosparsa di benzina e bruciata viva. Il corpo viene gettato in un bidone di benzina riempito di cemento e abbandonato in una discarica in disuso.

In questi terribili, atroci 44 giorni, almeno 100 persone sono a conoscenza della prigionia di Junko, tra i quali persino i genitori del ragazzo che ha messo a disposizione la sua casa come prigione, ma NESSUNO di loro osa denunciare il fatto per paura di ritorsioni da parte della mafia giapponese. Junko prova più volte a scappare o a chiamare la polizia, ma non riceve mai alcun tipo di aiuto da nessuno. La gente preferisce fingere di non vederla.

Quando il corpo della ragazza viene ritrovato, grazie alla segnalazione di un pentito della yakuza, i 4 aguzzini sono arrestati e processati. Hanno scattato un gran numero di fotografie che provano tutte le sevizie inflitte a Junko e per questo sono ovviamente giudicati colpevoli ma, poiché minorenni, ottengono una pena ridotta che si risolve con il loro rilascio e il loro cambio di identità.

La madre di Junko, scoperte le torture inflitte alla figlia, viene ricoverata in un ospedale psichiatrico.

Libro Fascia Dark

Volume dedicato alla “FASCIA DARK”, la rubrica più apprezzata dal pubblico. Una serie di racconti tratti da episodi veri e documentati sui più noti casi di cronaca nera che hanno segnato gli ultimi secoli.

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