La prima, vera pagina dedicata alla fotografia e alle storie nascoste dietro di essa

LE FOTOGRAFIE CHE HANNO FATTO LA STORIA

La tragedia di Aron Lee Ralston

E’ il 23 aprile 2003, un giorno di primavera come un altro e Aron Lee Ralston si sta dedicando all’arrampicata, la sua passione.
L’uomo è uno scalatore esperto, ma non si è preoccupato di adottare la più elementare delle precauzioni, cioè quella di informare familiari o amici del luogo in cui è andato ad esercitarsi: il Blue John Canyon, nello Utah.
La discesa del canyon procede serena finché Aron non sposta per sbaglio un grosso sasso che, precipitando, in pochi attimi gli schiaccia il braccio destro contro la parete di roccia.
L’arrampicatore cerca in tutti i modi di spostare il masso, ma è inutile, niente lo smuove. E’ proprio a quel punto che si ricorda di non aver avvisato nessuno della sua escursione: è l’inizio della tragedia.
A 20 metri dalla superficie, bloccato da un macigno enorme, Aron è destinato a morire senza che nessuno si renda conto dell’imminente disgrazia.
La fine, però, purtroppo o per fortuna, non arriva rapidamente. L’uomo ha con sé due burritos e 350 ml d’acqua che porziona accuratamente riuscendo a sopravvivere per tre lunghissime giornate, ma è ormai logorato. La disidratazione, infatti, gli provoca allucinazioni, ma è proprio nel momento più buio che nella mente gli si fa strada l’unica idea possibile: amputare il braccio per liberarsi.


La decisione è presa.
Lentamente, taglio dopo taglio, Aron inizia a recidere l’arto con un piccolo coltellino tascabile, cominciando con dei tagli superficiali sopra l’avambraccio fino ad incidere tendini e muscoli. Durante l’operazione dei lacci improvvisati rallentano la fuoriuscita di sangue.
Il dolore è lancinante, la perdita di sangue copiosa, ma Aron continua a tagliare finché non arriva all’osso. E’ un nuovo shock, perché è in quel momento che si rende conto che con la piccola lama del suo coltellino non può inciderlo. Tutto il dolore patito è stato inutile perché non gli riuscirà mai di liberarsi.
Un altro giorno intanto si è concluso e le scorte sono finite, Aron è costretto a bere la sua stessa urina nel disperato tentativo di rallentare quella che sembra l’inevitabile morte. Scoraggiato e spaventato, convinto di non poter sopravvivere un’altra notte, si riduce a incidere quella roccia assassina scrivendo il suo nome, la data di nascita e la data della presunta morte. Con la piccola fotocamera a disposizione, registra anche un video di addio per i suoi famigliari ma, a dispetto di tutto, Aron sopravvive e arriva un nuovo giorno: il sesto.


E’ l’alba del 1° maggio e disperato, disidratato e confuso, l’uomo decide di rompersi il braccio. Con un colpo secco spacca ulna e radio e taglia gli ultimi lembi di carne per svincolarsi. La prima reazione è di improvvisa euforia: è libero ce l’ha fatta!
Tuttavia, le sue condizioni di salute sono davvero disperate, perde sangue, viene da sei giorni di puro inferno che l’hanno reso debolissimo e, ovviamente, deve arrampicarsi con un braccio solo; infine, in caso di successo, cercare aiuto. E’ proprio a questo punto che la determinazione e l’esperienza di Aron si rivelano fondamentali. Da ottimo scalatore, forse anche aiutato dall’adrenalina, riesce nell’impresa di risalire quei 20 metri che lo dividono dalla superficie, servendosi solamente del braccio sinistro. Non gli rimane che dirigersi il più velocemente possibile verso la sua auto distante ben 13 km! Fortunatamente una famiglia incontra per caso il povero sportivo, gli presta le prime cure e chiama i soccorsi.
Dopo sei ore dall’amputazione, Aron è soccorso dai medici che gli salvano la vita. L’uomo, sciocco e sfortunato, è ora al sicuro. Durante la sua agonia non si è perso d’animo e, pagando un prezzo altissimo, è riuscito ad eludere la morte.
L’avambraccio mozzato è stato recuperato dalle autorità del parco grazie all’intervento di 13 uomini, un verricello e un martinetto idraulico; questo è servito per sollevare quel maledetto masso. Il suo braccio è stato cremato e le ceneri date ad Aron che le ha sparse sul luogo dell’incidente, là dove, a suo dire, appartengono.

Libro Fascia Dark

Volume dedicato alla “FASCIA DARK”, la rubrica più apprezzata dal pubblico. Una serie di racconti tratti da episodi veri e documentati sui più noti casi di cronaca nera che hanno segnato gli ultimi secoli.

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